I “discovery tool” sono piattaforme specializzate per la ricerca di dati bibliografici che rappresentano, in parole povere, un’evoluzione degli OPAC, i cataloghi delle biblioteche.
Oltre a essere molto ben funzionanti dal punto di vista tecnologico, i discovery tool contengono i dati descrittivi di milioni di pubblicazioni, in particolare articoli da riviste scientifiche che vengono quindi rese disponibili agli utenti delle biblioteche.
Per questo motivo è ormai fondamentale che i metadati degli articoli che pubblichiamo sulle nostre riviste ad accesso aperto siano disponibili attraverso tali strumenti.
Che cosa devono sapere gli editori di riviste scientifiche
Secondo Jay Henry, di Ringgold, bisognerebbe perseguire queste strategie:
creare metadati più completi possibile: il troppo non stroppia
- creare metadati più completi possibile
- distribuirli in maniera ampia ed efficiente
- aderire agli standard
- descrivere in maniera univoca ciascuna manifestazione di un’opera
- sviluppare delle politiche interne per creare dati uniformi in tutte le proprie pubblicazioni
provando anche a seguire questi suggerimenti pratici:
- chiedere agli autori di registrare un profilo ORCID
- creare link nei contenuti, più specifici possibile
- creare descrizioni concise dei contenuti (non copiare la copertina!)
- utilizzare identificatori persistenti per assicurare longevità ai metadati (ISBN, ISSN, DOI, ORCID id, ISNI…)
Darcy Dapra, di Google Scholar, focalizza l’attenzione sulla riconoscibilità dei singoli elementi:
- i nomi degli autori dovrebbero essere indicati sempre in maniera completa
- così come i titoli delle riviste, da preferire agli acronimi o ad altre abbreviazioni
- preferire una sezione dedicata alla bibliografia piuttosto che inserire le references nelle note a pie’ di pagina
- evitare citazioni parziali (i vari ivi, ibid…).
Se ti interessa il tema dei discovery tool puoi leggere il mio Orientarsi tra le informazioni in biblioteca, pubblicato dall’Editrice bibliografica nel 2015.
Il libro è un’introduzione al tema dell’uso dei cataloghi, con una panoramica dell’evoluzione storica di questo strumento e intesa a confrontare tra di loro diversi tool di ricerca informativa: i cataloghi delle biblioteche, compresi quelli di nuova generazione (i cosiddetti discovery tool), le grandi banche dati bibliografiche e i motori di ricerca generalisti.
I contenuti di questo articolo sono parzialmente tratti da What Publishers Need to Know About Discovery Services.