Poco dopo aver pubblicato un post sulle strategie che gli editori potrebbero perseguire per avvantaggiarsi della sempre maggiore diffusione dei discovery tool, ho letto un articolo di Graham Stone molto interessante proprio su questi temi.[ref]Stone, Graham. 2015. “The benefits of resource discovery for publishers: a librarian’s view”. Learned publishing, 28(2): 106–113. http://doi.org/10.1087/20150204.[/ref]
In quest’articolo vengono analizzati i dati di utilizzo delle risorse elettroniche presso l’università di Huddersfield, in Gran Bretagna. I dati considerati sono quelli di un periodo abbastanza significativo (in alcuni casi, 2007-2014), che comprende alcuni anni prima e dopo l’acquisizione del discovery tool Summon da parte dell’università.
one of the deal breakers is the ability to search for articles within a discovery system
I risultati dell’analisi sono interessanti, in particolare per quanto riguarda le ricadute di questo sistema sugli editori. L’ articolo conclude che questi discovery tool hanno effettivamente livellato il campo di gioco, consentendo anche a editori di piccole e medie dimensioni di rendere i propri contenuti raggiungibile dagli utenti finali, e incoraggia gli editori che non hanno il loro contenuto indicizzato a cercare accordi con i fornitori di tali sistemi, al fine di farlo non appena possibile.
Although it may be clear to libraries and publishers that the content is of high quality, this does not guarantee use
In effetti questo articolo sistematizza, aggiorna e completa una raccolta di dati precedente [ref]Pattern, David. Summon changes everything: Looking back from where we wanted to be 3 years ago… Presentation held at American Library Association 2012 Annual Conference and Exhibition, 21-26 June 2012, Anaheim Convention Center, CA[/ref] nella quale alcuni elementi emergevano già in maniera piuttosto netta.
I dati del 2012 e le previsioni per gli anni successivi sono quindi confermati L’articolo di Stone porta poi “another crucial lesson for publishers (and aggregators of published content)”, assicurarsi cioè che:
- i metadati siano di buona qualità,
- che ci sia un collegamento affidabile tra il full text indicizzato nel discovery e quello gestito nella knowledge base per l’uso da parte dei link resolver
be sure that the metadata is of high quality and that there is a connection between the full text indexed by the resource discovery service and that which is held in the knowledge base for use by the link resolver
Così, conclude l’articolo, quando i metadati sono stati indicizzati e sono di buona qualità, non c’è ragione per cui anche le pubblicazioni di un piccolo editore possano avvantaggiarsi dell’esposizione attraverso questi sistemi e non rischino di essere cancellate a casa del basso utilizzo.
Se ti interessa questo tema, puoi approfondire anche con la lettura di Levine-Clark, M., Mcdonald, J., and Price, J.S. 2014. “The effect of discovery systems on online journal usage: a longitudinal study”. Insights, 27(3): 249–256. http://doi.org/10.1629/2048-7754.153.