Sull’importanza degli identificatori permanenti. Parte seconda: le pubblicazioni

Abbiamo iniziato ad affrontare il tema dell’importanza degli identificatori permanenti qualche tempo fa. Dopo quell’introduzione generale è il momento di scendere più nel dettaglio. Tra i vari possibili identificatori di contenuti, ci occuperemo dei DOI, che sono certamente quelli più conosciuti e diffusi nell’ambito dell’editoria scientifica.

Introduzione

Il DOI (Digital Object Identifier) è un link permanente a un testo pubblicato. Si tratta di una stringa alfanumerica da usare per citare gli articoli.

Che cosa sono i DOI

Il DOI permette di identificare e raggiungere la pubblicazione scientifica.

I DOI sono per le pubblicazioni scientifiche digitali un po’ come le targhe per le automobili: servono innanzitutto a identificare con certezza e senza ambiguità gli articoli ai quali vengono attribuiti. A differenza delle targhe, però, svolgono anche a individuare e raggiungere questi articoli, indipendentemente da eventuali cambi di URL o del sito web che li ospita.

Come sono fatti?

La struttura di un DOI

La struttura di un DOI

Ogni DOI consiste in una stringa alfanumerica univoca, assegnata da varie agenzie di registrazione facenti tutte capo alla International DOI Foundation) che identificano un contenuto e un riferimento (link) alla sua collocazione sul web.
Tutti i DOI cominciano con “10.” seguito da un prefisso (assegnato dall’agenzia di registrazione e unico a livello mondiale) e un suffisso, scelto dall’editore per identificare univocamente una certa pubblicazione.

Come usare i DOI: gli editori

Per attribuire i DOI alle proprie pubblicazioni, un editore deve rivolgersi a un’agenzia di registrazione e sottoscrivere un contratto di servizio. Si può scegliere qualsiasi agenzia; un editore italiano potrebbe considerare innanzitutto mEDRA (Agenzia Europea di Registrazione del DOI). Se si tratta di un ateneo, e solamente per le pubblicazioni ad accesso aperto, potrebbe rivolgersi a DataCite che, attraverso la CRUI, li fornisce gratuitamente.

A partire dal 2016, inoltre, mEDRA offre a tutti gli Atenei e ai Centri di ricerca italiani la possibilità di procedere ad attribuire DOI alle proprie pubblicazioni, che siano ad accesso aperto o a pagamento, attraverso la propria piattaforma, con condizioni di particolare favore rispetto all’attuale listino.

Una volta stipulato il contratto riceverà l’indicazione sul prefisso da utilizzare e le credenziali per accedere alla piattaforma di registrazione.

Generazione

Prima di procedere, dovrà decidere come generare gli identificatori. Se il prefisso è attribuito dall’agenzia di registrazione, in suffisso è invece deciso in completa libertà dall’editore, con l’unico vincolo che non esistano due suffissi uguali all’interno del medesimo prefisso. Il DOI, tra l’altro, è un identificatore cd. “opaco”, cioè non contiene informazioni riguardo all’oggetto che identifica, tanto è vero che potrebbe consistere anche in una stringa casuale.

L’editore può quindi definire liberamente un pattern (uno schema) per la generazione. Il mio suggerimento è che questi suffissi vengano resi semplici e la generazione sia più automatica possibile, per non commettere errori. Come suggerisce anche la CRUI, un pattern sicuramente efficace è generato utilizzando identificatori già esistenti, ISSN e ISBN:

  1. Riviste elettroniche:
    • prefisso assegnato dall’agenzia di registrazione
    • prima parte del suffisso costituita dal numero ISSN del periodico preceduto da / (slash)
    • seconda parte del suffisso costituita da un identificativo del singolo articolo nella rivista preceduto da / (slash)

Esempio: Parmigiani, D., Traverso, A., Pennazio, V., & Olivieri, A. (2016). La ricerca di informazioni in rete: strategie e differenze tra tablet e pc. TD Tecnologie Didattiche, 23(3), 148-154. ha come DOI 10.17471/2499-4324/815 dove 2499-4324 è l’ISSN della versione elettronica della rivista TD. Tecnologie didattiche.

    1. Libri elettronici:
      • prefisso assegnato dall’agenzia di registrazione
      • suffisso costituito dal codice ISBN del volume preceduto da / (slash)

Esempio: Libri elettronici. Pratiche della didattica e della ricerca, a cura di Roberto Delle Donne, Napoli, Università degli Studi di Napoli Federico II – ClioPress, 2004, ha come DOI: 10.6092/978-88-88904-07-7 dove 978-88-88904-07-7 è il codice ISBN della pubblicazione.

Registrazione

Una volta definito il pattern si può cominciare ad attribuire gli identificatori alle risorse (articoli o libri che siano) e poi comunicarli all’agenzia di registrazione, cioè registrarli. Da notare che finché i DOI non sono registrati, sono sostanzialmente inesistenti e quindi, per esempio, il meccanismo di risoluzione non funzionerà.

In generale, possono esistere diversi modi per registrare i DOI, in maniera automatica, se si utilizza un software specifico come OJS, oppure manuale. Una volta registrati gli identificatori il procedimento è finito e l’editore dovrà avere solo cura di ricordarsi di aggiornarli nel momento in cui le risorse dovessero cambiare URL.

Come usare i DOI: i lettori

Se l’editore ha compiuto tutti i passi che abbiamo illustrato, gli articoli pubblicati saranno identificati dai DOI. Le best practice editoriali vogliono che questo identificatore sia pubblicato in maniera visibile, nella prima pagina dell’articolo, se si tratta ad esempio di un PDF, o comunque ben individuabile.

Nella redazione di una bibliografia o di una citazione bibliografica di una risorsa elettronica il doi, se presente, va citato perché migliora di molto l’efficienza della citazione, sia nella sua funzione di identificazione della risorsa che il quella di reperimento, attraverso la “risoluzione”.

Il DOI va citato nello stile citazionale adottato (es. APA, come negli esempi sotto) ma, in generale, esistono diverse possibilità. In una citazione cartacea va citato il solo identificativo, opportunamente etichettato (“doi” in minuscolo, seguito da due punti e dall’identificatore, senza spazi):

Marandola, R. (2016). Open Journal System, two case-studies in Italy: Annals of Geophysics and Between. JLIS.it, 7(1), 131-179. doi:10.4403/jlis.it-11307

Se invece lavoriamo in contesto digitale, bisogna ricordare che il DOI è anche un collegamento attivabile dal sistema di risoluzione (v. sotto) e che questa opportunità va sfruttata.

Quindi la medesima citazione conterrà il doi come link

Marandola, R. (2016). Open Journal System, two case-studies in Italy: Annals of Geophysics and Between. JLIS.it, 7(1), 131-179. doi:10.4403/jlis.it-11307

alla stessa maniera si potrà utilizzare la forma estesa del link senza l’etichetta “doi” (e gli standard stanno pian piano indicando sempre più questa modalità):

Marandola, R. (2016). Open Journal System, two case-studies in Italy: Annals of Geophysics and Between. JLIS.it, 7(1), 131-179. http://dx.doi.org/10.4403/jlis.it-11307

Trovare un articolo: la funzione di risoluzione

“Risoluzione”, in generale, è il processo che permette di inviare un identificatore a un servizio di rete e ricevere in cambio informazioni relative all’entità identificata. La risoluzione avviene da un DOI a una o più pagine web con contenuti stabiliti dal registrante: esemplari dell’oggetto, campi di metadati ecc.

“Ciò che il DOI identifica” e “ciò a cui il DOI risolve” sono due concetti differenti.

È possibile che un DOI non risolva all’oggetto identificato, ma semplicemente alle relative informazioni stabilite dall’editore. È il caso frequente che si verifica con gli articoli delle riviste, soprattutto se diffuse per abbonamento: la risoluzione non punta verso il full-text dell’articolo stesso ma a una pagina intermedia (splash page), pubblicamente accessibile, contenente tutte le informazioni sulla risorsa stessa e i link per raggiungere il full text.

La risoluzione DOI è resa possibile grazie alla tecnologia Handle System, sviluppata dal CNRI (Corporation for National Research Initiatives), ed è liberamente attuabile da chiunque. Per risolvere un DOI, basta infatti aprire un browser e digitare nella barra indirizzi di l’indirizzo http://doi.org/ seguito dal DOI stesso; per esempio, per risolvere il DOI 10.1000/182 basterà attivare il link a https://doi.org/10.1000/182. Alla stessa maniera si può utilizzare l’analogo servizio di mEDRA (http://dx.medra.org).

Aggiornamento

Da qualche settimana è disponibile un plugin che permette la registrazione automatica in OJS dei DOI per mEDRA e DataCite.