Trovare i contenuti delle pubblicazioni scientifiche

Simon Inger Consulting (SIC) ha recentemente pubblicato il report How Readers Discover Content in Scholarly Publications, dedicato a come i lettori trovano contenuti di loro interesse nelle pubblicazioni scientifiche. Il maggior elemento di interesse nella pubblicazione è l’ampio periodo temporale di campionamento: gli ultimi dati rilevati nel 2015 sono infatti comparati con le risposte ad analoghi questionari somministrati nel 2005, 2008 e 2012. L’indagine copre quindi l’arco di un decennio, all’interno del quale misura le modifiche alle strategie di ricerca dei lettori riguardo ai contenuti scientifici di loro interesse.

Il 2,4% delle risposte arrivano dall’Italia

L’analisi risulta essere la maggiore del genere mai pubblicata, sia come target, poiché va oltre l’ambito accademico per includere utenti dal mondo delle aziende, della pubblica amministrazione e della sanità, sia come numero di questionari compilati, intorno ai quarantamila.

C’è da dire, tuttavia, che le persone che hanno ricevuto il questionario erano un campione amplissimo, neppure esattamente quantificabile, e il tasso di risposta è quindi necessariamente molto basso, intorno a 1%-3%.[ref] Roger C. Schonfeld. How readers Discover Content in Scholarly Publications. “The Scholarly Kitchen”. 30 Marzo 2016[/ref]

Risposte per settore di appartenenza. How Readers Discover Content in Scholarly Publications [CC BY-NC]

Risposte per settore di appartenenza. How Readers Discover Content in Scholarly Publications [CC BY-NC]

Coloro che hanno risposto al questionario sono stati invitati a farlo tramite gli editori, che hanno usato le loro mailing list e altri canali di diffusione: il campione non è quindi casuale, anche se i risultati sono a mio avviso comunque significativi.

Canali di ricerca

Graph describing Search, high-income areas, STM, 2005-2015 trend

Search, high-income areas, STM, 2005-2015 trend [How Readers Discover Content in Scholarly Publications, CC BY-NC]

Le risposte mostrano che mentre le banche dati bibliografiche (A&I) sono ancora la maggiore fonte per questo genere di ricerche, la loro importanza mostra un calo consistente in confronto con il 2008. I motori di ricerca generalisti hanno perso terreno rispetto a quelli specializzati e si confermano come fonti importanti anche i social network accademici
Le biblioteche vedono aumentare ancora rispetto al 2012, anche se di poco, il numero degli utenti che partono dai loro discovery tool per questo genere di ricerche, in particolare nell’ambito accademico.[ref]Questo dato mi pare confermi in qualche modo alcune analisi che vedono, lato biblioteca, un incremento dell’uso delle risorse a partire dal momento in cui venga adottato un discovery tool.[/ref]

D’altra parte, un utente segnala anche che

Sometimes a library discovery tool is okay, but not for serious research. The search results aren’t accurate enough and the tool often doesn’t respond well to specific queries.

Motori di ricerca

Un dato certamente interessante riguarda l’uso dei motori di ricerca. Innanzitutto il questionario rileva che nel settore accademico Google Scholar ha superato le consultazioni di Google stesso:

Search engine use How Readers Discover Content in Scholarly Publications 2016 [CC BY-N]

Search engine use How Readers Discover Content in Scholarly Publications 2016 [CC BY-NC]

Questa situazione si verifica nell’ambiente accademico ma non in quello aziendale, in USA, Olanda, Germania e Brasile, più che nei paesi africani o asiatici. Si tratta probabilmente di una questione di informazione e consapevolezza, visto che in questo caso il fattore economico non è rilevante.

L’analisi nota che intorno al 2012 una modifica dell’algoritmo di Google ha penalizzato il ranking delle riviste a pagamento, poiché il full text non è disponibile per l’indicizzazione, cosa che invece naturalmente non è successa per Google Scholar. Questo potrebbe spiegare anche perché il sorpasso non è dato tanto da una crescita degli utilizzatori di Scholar rispetto alla precedente rilevazione, quanto dalla diminuzione degli utenti di Google.

Il dato disaggregato per ambito disciplinare è anche interessante.

Google vs Google Scholar by subject, 2015 [CC BY-NC]

Google vs Google Scholar by subject, 2015 [CC BY-NC]

Il grafico mostra che l’uso del motore generalista (barre sul lato destro dell’immagine) è forte in alcuni ambiti STM (in particolare fisica, astronomia, matematica e chimica), e questa forte presenza potrebbe essere spiegata con l’abbondanza di fonti aperte che caratterizza queste discipline; ma che è molto usato anche in alcuni ambiti delle scienze sociali (in particolare umanistiche), che però si orientano maggiormente verso l’uso del motore specializzato (sociologia e scienze politiche, scienze dell’educazione, economia…), fenomeno che difficilmente si spiega poiché si suppone che le abitudini di studio e ricerca siano simili nelle HSS.

Dove si accede ai contenuti recuperati

Dati interessanti sono, infine, quelli che riguardano l’effettiva modalità di accesso ai contenuti, dopo che siano stati recuperati attraverso una ricerca su uno qualsiasi dei canali considerati.

Delivery sites, academic by income, 2015 [CC BY-NC]

Delivery sites, academic by income, 2015 [CC BY-NC]

L’immagine mostra come si distribuiscono gli accessi ai contenuti, prendendo in esame il solo settore accademico e mostrando le differenze per fasce di reddito dei paesi di provenienza.

L’uso dei siti degli editori mostra un tipo di flessione direttamente correlato al reddito: più il paese di provenienza è ricco, più ha fondi per acquistare risorse, più queste vengono accedute. Questa tendenza è confermata anche dall’analisi di quanto vengano più accedute complessivamente le risorse free rispetto a quelle a pagamento e controllate dall’editore: 1,5 volte in più nei paesi ad alto reddito, almeno 2 volte in più negli altri.

Naturalmente, la tendenza delineata per l’ambito accademico si accentua per gli altri settori:

If I can’t access an article of interest on the Web, I do a search for the email address of one of the article’s authors and then send an email directly to the author explaining that I wish to read the entire article for a paper I’m writing (which I note I will then cite), and then request a copy of the article. I express much gratitude for the author’s consideration of my request. The company I work for is not affiliated with a university, therefore I am unable to access to many articles through an academic database, as I did in previous jobs.

Repository istituzionali vs. social network

D’altra parte, gli articoli scaricati da siti come ResearchGate and Mendeley sono meno del 10% del totale nei paesi ad alto reddito; nel settore accademico gli archivi istituzionali sono ancora molto più importanti, cosa che potrebbe indicare che i ricercatori in questo ambito sono maggiormente a conoscenza di questo tipo di fonti, ma che potrebbe anche indicare che il maggiore uso di Google Scholar rispetto ad altri canali fa aumentare l’uso dei repository.


Il testo completo del report How Readers Discover Content in Scholarly Publications (2016) è disponibile per il download all’indirizzo http://www.simoningerconsulting.com/nar/how_readers_discover.html sotto licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International.