Pirateria? Come gli studenti accedono alle risorse accademiche

I libri di testo accademici sono costosi e il loro ha continuato globalmente a crescere in maniera allarmante, anche se altre risorse educative sono divenute relativamente più economiche. Per gli studenti, le open educational resources (OER) dovrebbero avere più senso – almeno dal punto di vista dei costi.

Laura Czerniewicz

Laura Czerniewicz

Il successo di queste risorse tuttavia, è globalmente basso. Non ci sono abbastanza libri di testo open-source locali sufficientemente importanti in paesi come il Sud Africa, dove lavoro in una università. Laddove esistono, gli accademici e gli studenti a mala pena li conoscono.

E quindi, come fanno gli studenti a utilizzare le risorse di cui hanno bisogno?

Abbiamo cercato risposte a questa domanda all’interno di un progetto di ricerca più ampio, che coinvolge sei nazioni: Argentina, Brasile, India, Polonia, Sud Africa e Stati Uniti.

Come accedono gli studenti alle risorse come i libri? Tengono in considerazione il copyright? Che cosa ne pensano? Piratano libri di testo? Si rendono conto di ciò che fanno?

Lo studio si è concentrato sugli studenti di una delle principali università sudafricane per attività di ricerca. Al questionario predisposto per l’analisi hanno risposto 1.001 studenti e sono stati condotti 6 focus group con gli studenti di tre discipline. Tali discipline sono state scelte perché agli studenti erano stati prescritti libri di testo.

Che cosa abbiamo scoperto

Questi i risultati chiave dell’analisi:

  • gli studenti utilizzano materiali didattici sia a stampa sia in formato digitale; non è un caso di alternativa o/o;
  • accedono a queste risorse sia un maniera legale, sia in maniera illegale senza necessariamente conoscere la differenza. Molti di loro hanno fornito risposte contraddittorie quando gli è stato chiesto di indicare quale percentuale delle loro risorse fosse stata scaricata in maniera legale e quale in maniera illegale; e
  • in particolare, solo un quinto degli studenti ha detto di aver ottenuto legalmente tutte le proprie risorse. Il commento “piratiamo tutti” è stato fatto più volte.

Inoltre, è emerso che accedere alle risorse educative attraverso una varietà di siti richiede una certa quantità  di esperienza.

Gli studenti ammirano i loro pari che sanno dove scovare le risorse e tale conoscenza non è ampiamente diffusa.

In questo senso, la nozione di un corpo studentesco omogeneo, i cui membri sono tutti “nativi digitali” è contestabile.

Pragmatismo di buoni princìpi

Un’altra parte interessante dello studio è quella che ha rivelato alcuni degli atteggiamenti degli studenti riguardo alle proprie pratiche e azioni. Molti hanno fatto una battuta sulla loro pirateria o hanno preso le distanze in modo divertito,  spostando la responsabilità su altri o sulla tecnologia stessa. Per esempio, alcuni scherzato dicendo “è colpa di Google!”.

Inoltre hanno mostrato un certo pragmatismo. Per molti, è una questione di principio; uno ha detto:

“Non è etico voler imparare oppure non è etico far pagare così tanto [i libri di testo]?”

Altri pensano di star facendo una cosa corretta:

“… anche se nella mia testa so che è sbagliato, è solo una questione tecnica. Sostanzialmente parlando, è la cosa giusta da fare”, ha spiegato uno. Un altro ha detto : “Io non sono preoccupato per le conseguenze dei download illegali. Sono preoccupato per la laurea “

Coloro che hanno risposto hanno fatto una distinzione tra il download dei libri di testo e quello di altri tipi di media, in particolare musica e libri [di narrativa]. Considerano centrale l’aspetto educativo e pensano che il perseguimento questo fine possa giustificare le loro azioni. Come ha detto uno di loro,

“Si tratta di accesso all’istruzione: è una cosa enorme! È il futuro del nostro paese.”

Fanno inoltre una distinzione tra plagio e copyright. Il plagio è considerato non etico e rischioso, mentre il copyright non sembrava essere un gran problema.

Ha detto uno studente: “Il copyright – non sembra nemmeno più un problema … io copio di tutto … Ma sembra quasi che non sia protetto da copyright, come se fosse gratuito per tutti”.

C’era anche un barlume di una prospettiva alternativa. Alcuni studenti hanno riconosciuto l’esistenza e il valore dell’apertura, dei contenuti gratuiti, anche se non sapevano come e dove accedervi . Hanno anche detto che ne servirebbero di più.

Una zona grigia

Queste citazioni sono solo un assaggio. Le voci degli studenti sono articolate sulle questioni di principio, su plagio, pirateria e accesso ai libri di testo e alle altre risorse accademiche. Sollevano questioni critiche per i nuovi modelli di pubishing, per la digital literacy digitali e per l’open scholarship.

Dalla revisione della letteratura e dai risultati di questo studio emerge che c’è una zona grigia nell’accesso alle risorse educative e accademiche, che ora è semplicemente parte della vita normale in un nuovo ordine della comunicazione e dell’informazione.


The ConversationLaura Czerniewicz, Associate Professor, Centre for Innovation in Learning and Teaching, University of Cape Town

Traduzione dell’articolo Is it piracy? How students access academic resources, pubblicato originariamente su The Conversation. Leggi l’articolo originale.

The full paper, “Student Practices in Copyright Culture: Accessing Learning Resources” is in press in Learning Media and Technology and is now online here. The manuscript is also available. This article was adapted from a post on the author’s personal blog.